Gabriele Petrone
Bene Area riformista, unica linea possibile
Area riformista pone a Renzi alcune questioni di fondo, legge elettorale, uso delle risorse liberate dall’abbassamento dello spread e della spending rewiew per politiche di contrasto alla povertà e l’istituzione del reddito minimo (con l’incarico da parte del capogruppo del PD Roberto Speranza di predisporre una proposta di legge a Cecilia Guerra ed alla nostra Enza Bruno Bossio con manifestazione a Cosenza, segno che si fa sul serio), una nuova politica per il Mezzogiorno. Nessuna scissione, evento agitato da alcuni, auspicato da altri. Nessuna complicità con la maggioranza ma autonomia. Questa linea è l’unica che può spostare a sinistra l’asse del PD ed è quella che Renzi teme di più. Una scissione servirebbe solo a fare l’ennesimo partitino del 4 o 5 per cento, fuori Continua a leggere
Votare e(‘) scegliere. Leggi elettorali in Italia e nel mondo. Il mio ebook sulla storia delle leggi elettorali
In questo saggio presento un esauriente excursus storiografico sui sistemi elettorali adottati in Italia dall’Unità ad oggi e descrive quelli in uso oggi nei principali paesi europei e del mondo democratico che sono entrati a far parte del nostro dibattito politico. Dalla lettura di queste pagine si apprende così che in Italia solo in due precisi momenti storici, durante la dittatura fascista e negli anni in cui è rimasto in vigore il famigerato porcellum, gli elettori non hanno potuto scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento nazionale. Il sistema elettorale, infatti, è lo strumento attraverso il quale si seleziona la classe dirigente ed è essenziale per il funzionamento della democrazia. Per questo le leggi elettorali non possono mai essere considerate Continua a leggere
Insopportabile demagogia
C’è qualcosa di insopportabile nella demagogia della Lega sugli sbarchi degli immigrati e annegamenti connessi. Oggi Salvini ha attaccato Renzi e Alfano dicendo che hanno le mani lorde di sangue. Fa un certo effetto in bocca al leader di un partito di cui alcuni esponenti talvolta invocano l’affondamento in mare dei barconi dei migranti e che criticano l’impegno della marina italiana nel salvare vite umane. Ma il culmine si raggiunge quando qualche giornalista meno ubriaco della moda mediatica dell’uomo delle felpe gli chiede: “e allora, secondo lei, che bisogna fare ?”. Il nostro ineffabile risponde, “bisogna fermarli in mare”. Chi capisce, concretamente, cosa significa questa apodittica affermazione vince una serata alla festa della polenta nelle valli alpine con gadget del nero che affoga incluso.
Primarie in Campania e il vecchio vizio giacobino
Francamente trovo fuorviante e viziato da forte dosi di giacobinismo il dibattito che si è sviluppato attorno alle primarie della Campania.
Stiamo ai fatti per come si sono manifestati: ieri sono andati a votare in 157mila. Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, vince con il 52% contro il 44% di Andrea Cozzolino e il 4% del socialista Marco Di Lello. Tutto si è svolto regolarmente e gli avversari di De Luca hanno già riconosciuto la sua vittoria e si sono messi a disposizione del partito e della coalizione. Eppure, quando ancora i seggi non erano stati ancora aperti, attorno alle primarie campane si è sviluppato un dibattito acceso, una rincorsa alla denuncia Continua a leggere
Un sano razzismo…
Dopo la manifestazione di Salvini a Roma essere razzisti è di moda. Io mi adeguo e mi scelgo, come Benigni in “La vita è bella”, la categoria da disprezzare: i cretini. Ma siccome sono un democratico non ne propongo lo sterminio, solo un sano ed igienico apartheid. Cretini a casa loro. E poco importa se restiamo in pochi. I razzisti, si sa, sono elitari…
Un corteo verso il futuro…
L’insopportabile veleno del moralismo
Questa mattina Massimo Gramellini su “La Stampa” ha raccontato il caso di un giovane ingegnere di trentatré anni di Torino che, colpito da un tumore che gli aveva provocato l’amputazione di una gamba, aveva chiesto al suo condominio di poter istallare, a sue spese, un ascensore dal momento che il suo appartamento si trovava all’ultimo piano.
Scrive Gramellini che l’assemblea di condominio “aveva negato l’assenso. La legge consentiva a Stefano – così si chiamava il giovane ingegnere - di procedere. Ma il dominus dell’assemblea, titolare della maggioranza dei millesimi, aveva opposto ostacoli ed eccezioni, arrivando a insinuare che il giovane volesse costruire l’ascensore con gli incentivi concessi ai disabili per aumentare il valore del suo appartamento e poi rivenderlo. Aveva preteso che Stefano sottoscrivesse un documento in cui si impegnava a rimuovere l’impianto, in caso di cessione della casa, e a utilizzarlo in esclusiva, negando le chiavi dell’ascensore a parenti e infermieri. (…) Per non perdere energie che gli servivano altrove, Stefano accantonò il progetto dell’ascensore e si trasferì nell’appartamento del cugino al pianterreno, dove una morte più misericordiosa degli uomini è venuto a prenderlo ieri mattina”.
La cosa bella è che i condomini di Stefano “erano frequentatori assidui della parrocchia. Devoti al prossimo, purché non abitasse a casa loro”.
Confesso che la storia raccontata da Gramellini, pur rattristandomi non poco, non mi ha sorpreso. Sono anni che si avvertono dovunque, nel ventre molle della società italiana, i segni drammatici di una decadenza etica, un rinchiudersi negli egoismi più ristretti e, cosa più insopportabile, mascherati sotto una abbondante patina di moralismo, il veleno ideologico di questi tempi insulsi.
Nel negare a Stefano, malato e senza una gamba, la possibilità di costruire un ascensore che ne alleviasse le sofferenze sono sicuro che il capo condominio si sentiva nel giusto, perché smascherava un possibile imbroglio, una possibile speculazione.
Era così ottenebrato dalla sua visione del mondo, tutta ristretta all’interesse particolarissimo fatto di millesimi e valori catastali da non vedere davanti a se un ragazzo malato e senza una gamba, ma solo lo specchio di se stesso. “Perché ognuno del suo cuor l’altrui misura”.
Il guaio è che il moralismo è un veleno che, ormai, pervade tutto il discorso pubblico. Ad una società che avrebbe bisogno di più solidarietà, di stringersi attorno ad obiettivi comuni e condivisi, si stanno copiosamente distribuendo le tossine di una nuova concezione del mondo, quella del “solo i fatti miei e quelli degli altri sono tutti un imbroglio”.
Certo proprio un bel mondo quello che stiamo confezionando per i nostri figli.
INTERVISTA A ENZA BRUNO BOSSIO CHE CITA, NEL FINALE, QUESTO ARTICOLO
Lanzetta e Bindi
Insomma, è una settimana almeno che i giornali titolano: la Lanzetta ha chiesto di essere ascoltata dalla Commissione Antimafia (e giù retroscena e commenti). Ieri la Bindi conferma che l’audizione ci sarà e che anzi la Commissione l’aveva sollecitata quando la Lanzetta era ancora Ministro per via di una intervista nella quale la stessa affermava che le minacce subite quando era sindaco non erano della ‘ndrangheta perché non poteva esserne sicura. La Lanzetta smentisce la Bindi dicendo: non ho chiesto di incontrare la Commissione Antimafia ma la Bindi come deputato eletto in Calabria indicata nelle primarie di Reggio Calabria. E allora, spiegatemelo come se fossi un bambino di sei anni: perché la Lanzetta smentisce oggi la Bindi e non ha smentito ieri i giornali che dicevano le stesse cose che dice oggi la Bindi ? Insomma, da simbolo anti ndrangheta si trova nel Governo, poi smentisce che è la ndrangheta ad averla minacciata. Accetta di entrare in Giunta salvo poi accorgersi di De Gaetano, chiede di essere sentita dall’antimafia e poi dice che vuole parlare solo con la Bindi. A me gira la testa, e a voi ?
Cosa sarà del Castello Svevo ?
Leggo del completamento dei lavori di restauro del Castello Svevo e penso, finalmente un bene importante, un pezzo della nostra identità, restituito alla città. Leggo però anche la conferma di alcune voci che circolano da tempo sulla decisione dell’amministrazione comunale di affidare la gestione del Castello a privati che intendono farne un luogo di intrattenimento, una discoteca o qualcosa di simile. Personalmente non sono contrario in linea di principio all’affidamento di beni culturali a privati purché essi ne valorizzino e tutelino l’integrità ed un uso che deve comunque restare pienamente pubblico. Il Comune dovrebbe quindi fare chiarezza: a) esiste o non esiste l’intenzione o la scelta già assunta di affidare a privati la gestione del Castello Svevo ? b) se esiste, quali sono gli usi che il Comune intende concedere ai privati, a quali condizioni, con quale ritorno anche economico per le casse municipali e con quali garanzie che il Castello non subisca danni e non diventi uno spazio chiuso alla fruizione del pubblica da parte dei cittadini ?
Se si parla di cultura in città credo che di questi problemi dovremmo essere tutti informati.
PS: qualche anno fa si facevano manifestazioni e assalti a sedi di partito in difesa degli “spazi pubblici” in città. Sotto accusa l’affidamento ad un privato dell’ex capannone delle FS dove è stato realizzato il Caffè letterario. Un locale civile sede di iniziative culturali pubbliche e private che ha preso il posto di uno spazio vuoto e sporco altrimenti destinato al degrado. Oggi, su questa cosa del Castello, non parla nessuno…mistero.
Si ritiri la brochure con la faccia di Himmler
Premesso che non ho nessuna avversione ideologica sul fatto che Cosenza valorizzi Alarico. Magari ricordando che fu un re barbaro e piuttosto feroce, autore del primo saccheggio di Roma. Alarico fa parte della nostra storia, e va ricordato. Ma andrebbe ricordato anche che nella nostra storia ci sono tante altre cose, tanti altri personaggi anche più interessanti e soprattutto originali. Tuttavia, se si vuole proprio insistere con Alarico come si fa a mettere nella brochure destinata alla Bit di Milano la faccia di Heinrich Himmler ? Dico, chi ha scritto il testo e scelto le immagini non sa chi era il personaggio raffigurato ? O forse aveva il cervello in vacanza ? Vogliamo fare di Cosenza un luogo di ritrovo neonazista in Europa ? Se proprio si voleva essere così provinciali si poteva anche celebrare August Von Platen, autore della celebre poesia sulla morte di Alarico Das Grab im Busento, la Tomba nel Busento, tradotta da Carducci e che studiavamo alle elementari. Almeno avremmo potuto celebrare Cosenza come luogo di ispirazione per un poeta notoriamente omossessuale, in nome della lotta contro l’omofobia. Si poteva, ma per fare questo bisognava studiare. Si ritiri quella brochure e si ripari al danno facendo attenzione la prossima volta ad affidare il marketing territoriale a qualcuno che almeno legga qualcosa su quello che vuole promuovere.
Link dell’articolo de Il Quotidiano: http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/734198/Comune-di-Cosenza–il-gerarca.html#.VOITzF6Cz39.facebook
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