Costume

Fare di più…

Immagine per lutto

Nella mia Itaca (rubo questa espressione a Paride Leporace sperando che non me ne voglia) in questi giorni sono drammaticamente scomparsi due giovani completamente diversi tra loro. Uno, Salvatore Iaccino detto Uccello, era quello che le fredde statistiche sociologiche definirebbero un emarginato, che viveva una vita povera, nel senso che diamo oggi alla parola povertà nella nostra meravigliosa “Cosenza Vecchia”, della solidarietà spicciola di chi gli regalava qualcosa e guardato con sospetto per i suoi evidenti problemi. L’altro Francesco Occhiuto, figlio della nostra borghesia professionale e politica. Due ragazzi diversissimi e li accosto solo in ragione del turbamento che mi ha colpito nell’apprendere della loro scomparsa. Entrambi, tuttavia, nella loro scomparsa, hanno ricevuto grande solidarietà dalla nostra comunità. Mi sono interrogato sulle ragioni di ciò, e oltre alle spiegazioni razionalmente ovvie (il primo era parte della comunità degli ultrà del Cosenza che gli ha tributato manifestazioni di grande affetto, il secondo perché figlio di una famiglia molto “potente” che ha ruoli importanti nella nostra terra senza dare alcun disvalore a questa osservazione) credo che Cosenza abbia nel suo fondo un “cuore” positivo che la porta a stringersi attorno ai suoi figli e alle loro “famiglie” colpite dalla loro terribile perdita. Mi perdoneranno i lettori di questo post se uso un argomento così sentimentale nel commentare questi tragici eventi. Ma è un dato che io penso sia vero. Oltre alla considerazione, questa davvero importante, sul fatto che tutti noi avremo dovuto, fare di più, in forme diverse assolutamente sì, ma fare di più…a chi resta, comunque, oltre a questo rammarico, il pensiero che questa città continua ad essere un luogo dove, almeno, sappiamo piangere i nostri morti e farli comunque vivere nel nostro ricordo…

Città unica e il festival delle cattive intenzioni

Referendum città unica

Rovesciando il celebre proverbio “le strade dell’inferno sono spesso lastricate di buone intenzioni” anche quella per il Paradiso spesso sono lastricate di cattive intenzioni. Con la differenza che nel primo caso si va certamente all’inferno nel secondo la strada del Paradiso spesso si perde per sempre. Il referendum ha visto la vittoria del NO perché i cittadini hanno ritenuto che un progetto così importante non potesse affermarsi solo per garantire a qualcuno la rivalsa di recenti sconfitte elettorali e l’ambizione di fare il candidato piglia tutto. La città unica è stata quindi percepita o come una minaccia o come un disegno teso solo a garantire qualche ambizione di potere individuale e di gruppo e non come il grande e necessario progetto di semplificazione amministrativa di un territorio inserito in un reale e comprensibile progetto di sviluppo. Il centrodestra prende col voto di ieri una sonora sberla in faccia. Il PD e tutto il centrosinistra che non potevano non sostenere la prospettiva strategica della città unica hanno cercato di mettere pezze ad un disegno sbagliato e approssimativo proprio per le cattive intenzioni di fondo di chi lo ha proposto e imposto. Al PD e al centrosinistra resta ora il fardello, reso più pesante dal voto di ieri, di cercare di trovare la strada giusta per rimettere in piedi una grande ambizione la cui portata politica resta strategica per il futuro dell’area urbana.

Uno splendido cinquantottenne…

Compleanno del 2024

Non vi sembri presuntuoso il titolo di questo post ma splendido è essere qui con i miei cari a festeggiare 58 anni. Abbiamo passato il “mezzo del cammin di nostra vita” del poeta e sostanzialmente possiamo guardare al passato con soddisfazione. Tutto si può fare meglio compreso la vita che ci è data di vivere. Sapere che comunque tanti ti stimano e ti vogliono bene ti fa guardare al futuro con speranza. Perché senza speranza non c’è futuro…GRAZIE A TUTTI PER GLI AUGURI E AD MAIORA SEMPER… Vi voglio bene…

Educazione alla differenza di genere nuova sfida della scuola italiana

Immagine Educazione alla differenza di genere

Educazione alla differenza di genere nuova sfida della scuola italiana

Pubblicato su Orizzonte Scuola.it il 5 settembre 2023

I recenti episodi di violenza sulle donne, i continui drammatici casi di femminicidio, il permanere, purtroppo, anche nel discorso pubblico di linguaggi e di comportamenti sessisti e discriminatori, pongono certamente alla scuola compiti educativi significativi che il Ministro Valditara ha fatto bene a porre all’attenzione dell’opinione pubblica nelle scorse settimane.

L’aspetto più inquietante di questi fenomeni è quello di avere un carattere assolutamente trasversale sia dal punto di vista generazionale che sociale.

Inoltre, la presenza sempre più vasta nelle nostre scuole, di bambini e ragazzi provenienti da altri contesti etnici, culturali e sociali rappresenta un ulteriore elemento da tenere presente per garantire quella scuola laica, aperta ed inclusiva di cui un grande Paese democratico come l’Italia dovrebbe essere forse, di tanto in tanto, un po’ più orgoglioso.

Il primo problema, per chi opera quotidianamente nella scuola, è quello di definire con chiarezza i termini di un intervento educativo, i suoi caratteri, il suo spazio all’interno del quadro degli insegnamenti offerti a bambini e adolescenti in un momento assai delicato della loro esistenza, quello della crescita personale, emotiva, sociale e culturale.

In questo quadro mi sento di proporre, senza pensare, ovviamente, di introdurre nuovi insegnamenti, di articolare una parte dei percorsi di educazione civica, ai temi specifici dell’educazione alla differenza di genere. Uso questa definizione non a caso, perché non è assolutamente possibile costruire nessuna forma di parità dei diritti senza il mutuo riconoscimento delle diversità.

In una società come quella attuale che subisce la duplice spinta alla massificazione e alla individualizzazione, anche la sfera legata alla identità sessuale ha subito profonde modificazioni culturali. Il “genere” viene, e non potrebbe essere altrimenti, percepito sempre più in termini “aperti”, di “autodefinizione”,e di “autoriconoscimento”.

Al bambino e, in generale, al soggetto in formazione, non può non essere garantito, da quella scuola inclusiva, aperta e democratica di cui si parlava prima, questo percorso di autodefinizione e di autoriconoscimento di sé, rompendo stereotipi e pregiudizi che sono alla base del sessismo e della discriminazione.

La molestia, la violenza, lo stupro, il femminicidio rappresentano, infatti, il punto di arrivo proprio di questo non riconoscimento dell’altro e, soprattutto, dell’altra, che si esprime prima in sottovalutazione e poi in una concezione, al contempo, di superiorità e di inferiorità. Da qui i comportamenti predatori, di possesso e infine di distruzione.

L’idea che, addirittura, si possano concepire gli stupri di gruppo come veri e propri riti in cui il sesso diventa solo uno dei tanti “momenti” di consumo, la presunzione che la donna sia sempre “consenziente”, fino alla “distruzione” e all’”annientamento” del corpo femminile solo perché colpevole di un “no”, ci danno la misura dei compiti ardui che l’educazione alla differenza di genere ha davanti a sé.

E’ dunque necessario che la scuola si attrezzi costruendo percorsi con esperti che coinvolgano alunni e studenti in momenti di autoriflessione e, quindi, di autoeducazione.

Percorsi differenziati per ogni ciclo scolastico, dall’infanzia alle superiori, sui, quali, sin da subito, le istituzioni scolastiche possono impegnare, anche in rete, quote della loro autonomia, in attesa che il Ministero possa emanare apposite linee guida e impegnare, insieme e di concerto con gli enti locali, anche le necessarie risorse.

Sesto Imolese-Imola, 5 settembre 2023

Gabriele Petrone

(Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo Sesto Imolese – Imola)

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