Cultura

25 aprile: una destra incapace di guardare avanti

 

25 aprile25 aprile papavero

Bisognerebbe ricordare ai soliti che ogni anno rovesciano cofani di sciocchezze sul 25 aprile, tacciandola come festa “comunista” e di sinistra, che questa è stata istituita il 22 aprile 1946 dalla personalità più intelligentemente anticomunista della storia italiana, Alcide De Gasperi.
Che in tutto il mondo civile e democratico si può essere francamente conservatori e di destra senza essere “fascisti” o razzisti e rimpiangere il “quando c’era lui”,  e i tempi in cui “i treni arrivavano sempre in orario” e tante cazzate simili.
Che per uomini e donne che vivono negli anni 2000 non vale più neanche il senso di colpa che potevano aver avuto le generazioni precedenti che con il fascismo, il nazismo, la dittatura, le persecuzioni, le leggi razziali, lo sterminio e la devastazione della guerra, per sole ragioni anagrafiche, avevano avuto a che fare. E che a quei tempi si può guardare oggi con la consapevolezza della storia e la fermezza del “mai più”.
Ma chi lo spiega ai piccoli demagoghi dei tempi nostri che, senza idee, senza cultura e senza neppure fantasia continuano a credere che essere di destra significa solo ripetere a pappagallo qualche vecchio luogo comune ?
D’altronde il 25 aprile lo festeggiamo anche per consentire a qualcuno di continuare a sparare cazzate.

Insegnamento e diritto a manifestare

Un momento degli scontri con la polizia nella manifestazione antifascista a Padova

Un momento degli scontri con la polizia nella manifestazione antifascista a Padova

A Padova una insegnante viene fermata durante una manifestazione antifascista contro un raduno antiabortista di Forza Nuova.
Si potrebbe discutere sul fatto che il questore abbia autorizzato la prima manifestazione e negato l’autorizzazione alla seconda, ma credo avrà fatto tutte le valutazioni che ha ritenuto opportune sul mantenimento dell’ordine pubblico, sulle quali non ho elementi per discutere.
Resta il fatto che dopo la manifestazione si scatena una polemica, soprattutto a causa di un articolo di un quotidiano locale, il “Mattino di Padova”, che contesta il fatto che una insegnante (dopo averne ricostruito anche il profilo di “antagonista di professione”) possa partecipare ad una manifestazione politica. Alla polemica si sono aggiunti poi l’assessore all’istruzione leghista del Veneto Elena Donazzon e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
A difendere l’insegnante si sono levate alcune organizzazioni della sinistra antagonista che hanno messo l’accento sul fatto che un insegnante “non può non essere antifascista”. Continua a leggere

Chi sei, tu che ci uccidi…

Brenton Tarrant, l'autore della strage in Nuova Zelanda

Brenton Tarrant, l’autore della strage di Christchurch in Nuova Zelanda

Chi sei, tu che ci uccidi,
Che filmi la nostra morte
Che ci odi
Predicando vendette senza senso
Se non nella tua rabbiosa solitudine?
Noi sappiamo che non siamo colpevoli
Se non di vivere.
Tu, che hai vissuto solo del tuo odio,
Non esistevi quando ci uccidevi
E non esisterai neppure domani.

Donna è diversità che migliora chi gli sta vicino

Io l'8 marzo tutto l'anno

Quello che non capiranno mai purtroppo moltissimi maschi è che le donne sono diverse, sono altro, spesso sono meglio. Spesso basta solo la presenza di una donna in un gruppo, in un team o in una stanza per rendere tutti migliori. Eppure tanti, troppi, continuano a pensare le donne come ad una “proprietà” del maschio, ai diritti come ad una concessione benevola e non come uno strumento di valorizzazione collettiva. Bene ricordarlo con un governo che, da un momento all’altro, potrebbe perfino varare un decreto per ripristinare il “delitto d’onore”.

 

Il futuro di tutti…

Barbara e Umberto

Ieri abbiamo festeggiato i 18 anni di mio figlio Umberto e i 23 anni di mia figlia Barbara. Portano il nome dei nonni, i miei genitori. Come è tradizione. Questa mattina è partita Barbara. Andrà in Portogallo per sei mesi, con l’Erasmus. Confesso che ieri e oggi a stento ho trattenuto le lacrime. Ho visto scorrere gli anni. Ho rivisto gli amici (alcuni non ci sono più) quando parlavamo del futuro anni fa, animati dalla speranza di cambiare il mondo. E li ho rivisti negli occhi dei miei figli e dei loro amici. Credo che tutti, in Italia, dovremmo guardare e ascoltare di più questi ragazzi. Loro sono il futuro. Ma noi abbiamo cessato da tempo di pensare al futuro, come facevano i nostri genitori e i nostri nonni. Oggi guardiamo al futuro in termini strettamente individualistici. Pensiamo al nostro di futuro, non a quello di tutti, l’unico che può offrire uno sbocco anche ai nostri figli. Il futuro vero, infatti, consiste nel creare opportunità per tutti. Come fecero i nostri padri quando, stanchi di guerre, costruirono l’Europa che oggi consente, ad esempio, a mia figlia di andare a studiare fuori dal suo Paese. Una società muore quando pensa che ci si salva da soli, o peggio, contro gli altri. Se vogliamo davvero bene ai nostri figli pensiamo a tutti i ragazzi del mondo come se fossero i nostri figli. E forse salveremo anche noi stessi.

18 anni di Umberto

Umberto da piccolo al mare

Ti ho visto piccolo, crescere. Ti ho visto cadere e rialzarti nei tuoi primi passi. Ti ho sentito pronunciare le prime parole, tra cui “papà” e mi sono sentito pieno di orgoglio. Ti ho parlato e ti ho ascoltato (forse non quanto avrei voluto). Ti ho sentito ridere e piangere. Ora hai 18 anni.
Auguri Umberto. Ti voglio bene.
Papà.

Auschwitz c’è ancora

Auschwitz I - Birkenau, Oświęcim, Polonia
Forse non ve ne siete accorti, ma Auschwitz è ancora in piedi, a monito di ciò che è stato, e che continua ad essere, drammaticamente possibile. Ogni volta che giriamo la testa Auschwitz torna. Oggi ha la forma dell’orrore delle morti in mare. Nessuna propaganda può giustificare ciò che sta succedendo.

“Nessun Viet Cong mi ha chiamato negro” – Mohamed Alì

Mohamed Alì

Muhammmad Alì

La vera guerra del razzismo…
“Perché mi chiedono di indossare una divisa, andare a 10.000 miglia lontano da casa e lanciare bombe e proiettili sulle teste dei Vietcong quando i cosiddetti ‘negri’ della Louisiana sono trattati come cani e privati dei diritti umani?”
“Non ho nulla contro i Vietcong. Nessuno di loro mi ha mai chiamato negro”.
Muhammad Ali, 17 gennaio 1942 – 3 giugno 2016.

De Andrè, il poeta contro l’ipocrisia.

Fabrizio De Andrè

Hai sempre detestato l’ipocrisia. Non hai mai rinunciato a parlare di ciò che gli altri ignoravano o disprezzavano. Fai parte della nostra educazione sentimentale. Sei la poesia che continua a farci pensare al mondo e a noi in esso. Perché vent’anni senza Faber, in fondo, non sono mai passati…

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