Attualità
LE PAROLE UCCIDONO NON MENO DELLE PALLOTTOLE. STIAMO ATTENTI !!!

Ciò che è successo oggi non va né sopravvalutato né sottovalutato. Certamente è il frutto di un brutto clima, di anni di campagne contro la politica.
Intendiamoci, la politica ha molte colpe, soprattutto quella di non essersi assunta fino in fondo le sue responsabilità e di aver alimentato la rabbia sociale quando è apparsa non solo inefficiente ma anche detentrice di privilegi assurdi e spagnoleschi.
Ma va anche detto che questa campagna antipolitica è stata spesso indiscriminata, ha fatto di tutte le erbe un fascio e spesso ha trascurato di denunciare le tante sacche di privilegio presenti nella società italiana anche più insopportabili di quelle della politica.
Come sorprendersi che un poveraccio senza lavoro e oppresso dai debiti si procuri una pistola, si vesta di tutto punto e vada davanti a Palazzo Chigi a cercare qualche politico da sparare ? In mancanza di un politico non ha trovato di meglio che prendersela con due poveri carabinieri che stavano lì a fare il loro dovere.
Per questo quando leggo post del tipo: “solidarietà ai carabinieri e non ai politici”, oppure “ha solo sbagliato bersaglio” mi preoccupo e dico, stiamo attenti tutti, anche noi semplici cittadini. Le parole sono importanti, le parole possono uccidere non meno delle pallottole.
Questo è un Paese che ha già conosciuto, in passato, la violenza politica spesso generata da parole in libertà.
La critica anche aspra è sempre legittima. Ma deve saper essere critica, saper distinguere e soprattutto essere corretta. Perché non ha ragione chi grida più forte o insulta di più, ma chi sa portare ragioni ed argomenti a quello che dice.
Dire questo non è né scontato, né buonista, né pedagogico. E’ semplicemente la regola fondamentale della democrazia. E, come si dice, repetita iuvant.
Ciao Giulio…
CICCIO RITROVATO NON E’ PIU’ CON NOI
Si è spento poco fa a causa di una rapida e micidiale malattia, Ciccio Ritrovato…
Con Ciccio tanti di noi perdono un amico sincero, un compagno, un pezzo di vita. Credo che pochi a Cosenza non lo conoscessero, non lo avessero in simpatia, non avessero scambiato con lui un’opinione, un commento o semplicemente un saluto.
L’ultima volta che l’ho visto era al comizio di D’Alema, in mezzo ai compagni di una vita…sorrideva commosso.
Addio amico mio, ti vorremo sempre bene…
UN ABBRACCIO, ALESSANDRO…
Non si può morire a 40 anni. Non si può scegliere di uccidersi a 40 anni.
Aprendo il giornale stamattina ho pensato solo questo. E continuo ad avere un nodo in gola. Non lo accetto che Alessandro Bozzo non ci sia più.
Conoscevo Alessandro sin da quando aveva cominciato il mestiere di giornalista. Cortese, sorridente, con le sue idee che non nascondeva e che spesso non coincidevano con le mie. Ma era un giornalista di razza, furbo, intuitivo, sempre sulla notizia.
Mi era simpatico, anche quando ci litigavo sulle interpretazioni che dava ad alcuni fatti nei suoi articoli. Lo stimavo e anche lui stimava me. Ce lo eravamo detti tante volte.
Negli ultimi tempi non ci sentivamo spesso perché seguiva la cronaca. L’ultima volta è stata la sera delle elezioni. Mi mandò un SMS con il quale commentava duramente il voto e il comportamento del PD e del centrosinistra. Lo richiamai e continuammo a beccarci, simpaticamente, come avevamo sempre fatto. Mi ricordo che gli dissi che era il solito massimalista antipolitico.
Poi la notizia oggi. E davvero non ho più parole da dire se non quelle con le quali ci salutavamo sempre: “un abbraccio”.
BERLUSCONI E GRILLO COSTITUZIONALISTI DA BAR DELLO SPORT…
Negli ultimi vent’anni solo due persone hanno messo in discussione l’art. 67 della Costituzione nel principio del non vincolo di mandato per i parlamentari: il “liberale” Berlusconi e il “mandatuttiafa…” Beppe Grillo.
L’argomento usato contro la libertà di mandato dei parlamentari è la constatazione che questo principio è spesso servito negli ultimi anni per coprire trasformismi e transumanze politiche.
Bisognerebbe ricordare a tanti improvvisati costituzionalisti da bar dello sport che il rischio del trasformismo era ben presente ai nostri padri costituenti e, tuttavia, decisero di mantenere la libertà da vincoli di mandato per una semplice ragione: gli eletti, in quanto tali (e io dico, nonostante il Porcellum, che è stato concepito anche contro l’art. 67) rispondono al popolo intero, non solo a quelli che li hanno votati.
Ne consegue che anche il giudizio sull’affidabilità politica del singolo eletto è demandato al popolo sovrano che può o non può ridargli il mandato.
E’ affidato dunque al senso di responsabilità dell’eletto l’interpretazione del mandato ricevuto dal popolo sovrano e non ai partiti e tantomeno ai loro leader.
Insomma, l’esistenza del potenziale tradimento non giustifica l’arresto preventivo: è come se si affermasse che, dal momento che ci sono i falsi invalidi bisogna abolire le pensioni di invalidità.
UN’ANALISI DEL VOTO VERA…
Guai se si riconducesse il successo elettorale di Grillo a fattori locali che, caso per caso, territorio per territorio potrebbero essere piegati a ragioni strumentali di lotta politica autoreferenziale. Il fenomeno Grillo si esprime in maniera omogenea sul territorio nazionale. Se non si capisce che nel voto del 24 e 25 febbraio scorsi si è manifestata prima di tutto una sedimentata rabbia sociale, non si va da nessuna parte. Soprattutto il Sud, ancor di più rispetto al passato, ha cercato da una parte protezione secondo il vecchio cliché (voto al Centrodestra) e dall’altra ha manifestato un vero e proprio ribellismo. Il PD che nel Mezzogiorno vince solo in Basilicata, non ha saputo intercettare questo duplice sentimento. Avrebbe dovuto osare di più con una convincente proposta che rispondesse ad una domanda che in altri tempi si sarebbe detta “di pane, lavoro e libertà”. Se non facciamo i conti con i temi della garanzia dei diritti primari, dell’aumento della domanda di occupazione, della redistribuzione della ricchezza e della modernizzazione del contesto ambientale, prevarrà sempre un senso di insicurezza sociale che si colloca facilmente nell’alveo dell’antipolitica. Anche il ricambio delle classi dirigenti dovrà essere portatore di risposte a queste incalzanti domande. Se ci si attarda solo nei nominalismi sarà sempre peggio.
Scuola Bene Comune
Incontro – 23 novembre 2012 ore 17,00 al Caffè Letterario di Piazza Matteotti – Cosenza — Con: Enza Bruno Bossio, Raffaella Ciardullo, Maria Francesca Corigliano, Caterina Gammaldi, Gabriele Petrone, Alfredo D’Attorre e la Responsabile Nazionale Scuola del PD Francesca Puglisi.
LA SENTENZA DELL’AQUILA SA TROPPO DI CACCIA AGLI UNTORI
Condannare degli esperti per omicidio colposo per non avere, in sostanza, previsto un terremoto che notoriamente è un evento scientificamente imprevedibile, sa troppo di sentenza basata sulla pressione di una opinione pubblica sconvolta da un evento drammatico e disastroso, sa di volontà di trovare comunque capri espiatori, untori da dare in pasto a folle superstiziose come avveniva nei secoli passati. Senza contare il fatto che, d’ora in avanti la Commissione Grandi Rischi sarà nei fatti messa in condizione di non potere esprimere pareri, perché condizionata o dalla paura di procurare allarmi o di non procurarli. E ciò varrà per ogni esperto chiamato ad esprimere valutazioni di merito su fatti piccoli e grandi, con buona pace del principio dell’autonomia della scienza, che è un valore conquistato da secoli con Bernardino Telesio e Galileo Galilei. Non è un caso che questo processo, prima ancora della sentenza è stato seguito dalla stampa internazionale e sta suscitando forti critiche rispetto al nostro sistema giudiziario che già non godeva di buona fama. Mi chiedo e vi chiedo, fermo restando tutte le valutazioni giuridiche del caso e il processo di appello: si poteva evitare tutto ciò, e soprattutto i colpevoli del disastro dell’Aquila non andavano forse meglio cercati in tanti che hanno alimentato abusivismo e violazioni di leggi antisismiche, in chi non ha mai predisposto piani di protezione civile, ecc. ?
E’ BELLO SENTIRE VICINO IL TUO PARTITO IN QUESTO MOMENTO…
BERSANI: SE RESTANO QUESTE NORME SULLA SCUOLA NOI NON LE VOTIAMO
“Voglio dirlo con chiarezza: noi non saremo in grado di votare così come sono le norme sulla scuola, sono norme al di fuori di ogni contesto di riflessione sull’organizzazione scolastica e finirebbero per dare un colpo ulteriore alla qualità dell’offerta formativa”, afferma Pier Luigi Bersani, a proposito delle disposizioni contenute nella legge di stabilità.
Nel rispetto dei saldi, “chiediamo al Governo di rendersi disponibile a modifiche significative. Noi metteremo attenzione alla questione fiscale cercando una soluzione più equa e più adatta ad incoraggiare la domanda interna”. Il Pd, aggiunge Bersani, “metterà attenzione al tema ancora aperto degli esodati”. Ma le norme sulla scuola, per il segretario Pd, “così come sono non saremo in grado di votarle”. “Voglio credere – conclude il leader dei democratici in un comunicato – che ciò sarà ben compreso dal Governo. Diversamente saremmo di fronte ad un problema davvero serio”.
SE QUALCUNO DICE “TORNIAMO ALLA LIRA” CHIAMO LA NEURO…
Tra le tante emerite stupidaggini che si leggono qui e là da parte di gente che gioca a chi la spara più grossa c’è, in queste ore, l’idea che la Grecia potrebbe uscire dall’euro senza grandi contraccolpi, anzi guadagnandoci.
Non c’è bisogno di essere economisti per capire che, se la Grecia dopo le elezioni di giugno, dovesse decidere di uscire dall’euro e tornare alla dracma sarebbe un disastro soprattutto per i greci, per tutta una serie di ragioni:
1. fuga di capitali. E’ bastata la sola notizia del fallimento delle trattative per un governo che onorasse gli impegni europei della Grecia per provocare l’uscita da quel paese di 700 milioni di euro. Non soltanto i soliti cattivi speculatori che mettono al sicuro i soldi ma anche gente semplice, piccoli risparmiatori preoccupati che il ritorno alla dracma svaluti i propri conti. Sono infatti già pronte per essere varate misure che impediscano prelievi dai conti superiori alle 50-100 euro giornalieri, giusto per le necessità quotidiane.
2. Mancanza di liquidità. Il 1 luglio lo Stato greco non avrà più i soldi per pagare stipendi e pensioni e sarà difficile che possa ottenere prestiti avendo rifiutato di onorare gli impegni assunti in precedenza per la semplice ragione di economia elementare che nessuno presta soldi a chi non è palesemente in grado di poterli restituire, anche in un futuro lontano.
3. Necessità di stampare nuova moneta. Tornare alla dracma significherà, per una semplice ragione pratica, stampare nuova carta moneta con un valore nominale di 1 dracma-1 euro, con la stessa tiratura di moneta metallica e moneta cartacea, anche per non dovere aggiornare tutti i programmi delle banche, dei bancomat, dei registratori di cassa, ecc.. Una operazione costosa di per sé. In caso di uscita dall’euro un venerdì sarà messa in circolo la nuova moneta che il lunedì successivo varrà, se va bene, il 30% in meno (alcuni stimano addirittura il 60%). Le conseguenze sull’inflazione, l’aumento dei prezzi e la perdita del potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni sono facilmente intuibili.
4. Importazioni. Il costo delle merci e delle risorse che la Grecia importa (molte) crescerebbe all’improvviso in proporzione alla svalutazione della moneta e anche più con evidenti effetti sull’aumento generalizzato dei prezzi (e quindi ancora più inflazione).
5. Esportazioni. Le esportazioni, poche, in verità, della Grecia, ci guadagneranno, sempre che le imprese greche riescano a sopravvivere al fallimento delle banche ed al generale aumento dei prezzi (cosa assai improbabile visto il contesto). Qualche effetto positivo, ma evidentemente assai limitato, si potrà avere nel turismo, sempre che la tensione sociale che inevitabilmente esploderà in quel paese a causa dell’aggravarsi della crisi economica non scoraggi anche questa possibilità.
Insomma, questo è lo scenario che si prepara per i greci. Se qualcuno lo propone anche per l’Italia io personalmente chiamo la neuro…e voi ?








