reddito minimo

Cinque anni fa la proposta di reddito minimo in Calabria

Convegno il Vento del Sud 13 novembre 2010

Convegno il Vento del Sud 13 novembre 2010

 

Pubblicato su “Il Garantista” del 16 novembre 2015.

Sono passati cinque anni da quando il direttore Piero Sansonetti (con al seguito un Davide Varì ancora “pischello” come dicono a Roma) appena giunto in Calabria, organizzò un convegno nel corso del quale Enza Bruno Bossio lanciò la proposta del reddito minimo in Calabria.

Allora non c’erano i cinque stelle in parlamento e il dibattito su questo tema era affidato ai pochi  testardi che ci credevano.

La stessa Bruno Bossio non era ancora deputata ma soltanto componente della Direzione Nazionale del PD a trazione Bersani che sul reddito minimo aveva sempre dimostrato una certa freddezza.

Proporre il reddito minimo dalla Calabria governata da Giuseppe Scopelliti e in una Italia ancora dominata da Berlusconi sembrava, in effetti, un’utopia.

Eppure fu proprio in quei giorni di novembre del 2010 che cominciò lentamente una “lunga marcia” con la costituzione dei Comitati per il reddito minimo in diversi comuni calabresi, la raccolta di oltre 10mila firme a sostegno di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare e il pronunciamento di numerosi consigli comunali. Continua a leggere

Il reddito minimo della malavita

Spacciatori

Pubblicato su “Il Garantista” del 24 settembre 2015

L’operazione che ha portato all’arresto dei gestori della rete di spaccio a Cosenza ha rivelato un aspetto sul quale forse non si è riflettuto a sufficienza.

Pare che agli spacciatori si offriva un mensile di 350 euro, più qualche provvigione, per smerciare la “roba”. Chi magari si assumeva qualche rischio maggiore, come custodire la “merce”, guadagnava di più.

Può apparire sorprendente come, dentro un mercato in cui i soldi che girano sono parecchi e dove l’aspirazione al facile arricchimento è la prima molla che spinge nelle braccia delle organizzazioni malavitose, si riproducono le stesse dinamiche delle più antiche logiche capitalistiche: gli “operai” si pagano poco e proprio su quel lavoro si costruiscono immensi guadagni che, invece, restano prerogativa di pochi. Continua a leggere

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