Costume

Un sano razzismo…

Vieni avanti cretino

Dopo la manifestazione di Salvini a Roma essere razzisti è di moda. Io mi adeguo e mi scelgo, come Benigni in “La vita è bella”, la categoria da disprezzare: i cretini. Ma siccome sono un democratico non ne propongo lo sterminio, solo un sano ed igienico apartheid. Cretini a casa loro. E poco importa se restiamo in pochi. I razzisti, si sa, sono elitari…

L’insopportabile veleno del moralismo

moralista

Questa mattina Massimo Gramellini su “La Stampa” ha raccontato il caso di un giovane ingegnere di trentatré anni di Torino che, colpito da un tumore che gli aveva provocato l’amputazione di una gamba, aveva chiesto al suo condominio di poter istallare, a sue spese, un ascensore dal momento che il suo appartamento si trovava all’ultimo piano.

Scrive Gramellini che l’assemblea di condominio “aveva negato l’assenso. La legge consentiva a Stefano – così si chiamava il giovane ingegnere -  di procedere. Ma il dominus dell’assemblea, titolare della maggioranza dei millesimi, aveva opposto ostacoli ed eccezioni, arrivando a insinuare che il giovane volesse costruire l’ascensore con gli incentivi concessi ai disabili per aumentare il valore del suo appartamento e poi rivenderlo. Aveva preteso che Stefano sottoscrivesse un documento in cui si impegnava a rimuovere l’impianto, in caso di cessione della casa, e a utilizzarlo in esclusiva, negando le chiavi dell’ascensore a parenti e infermieri. (…) Per non perdere energie che gli servivano altrove, Stefano accantonò il progetto dell’ascensore e si trasferì nell’appartamento del cugino al pianterreno, dove una morte più misericordiosa degli uomini è venuto a prenderlo ieri mattina”.

La cosa bella è che i condomini di Stefano “erano frequentatori assidui della parrocchia. Devoti al prossimo, purché non abitasse a casa loro”.

Confesso che la storia raccontata da Gramellini, pur rattristandomi non poco, non mi ha sorpreso. Sono anni che si avvertono dovunque, nel ventre molle della società italiana, i segni drammatici di una decadenza etica, un rinchiudersi negli egoismi più ristretti e, cosa più insopportabile, mascherati sotto una abbondante patina di moralismo, il veleno ideologico di questi tempi insulsi.

Nel negare a Stefano, malato e senza una gamba, la possibilità di costruire un ascensore che ne alleviasse le sofferenze sono sicuro che il capo condominio si sentiva nel giusto, perché smascherava un possibile imbroglio, una possibile speculazione.

Era così ottenebrato dalla sua visione del mondo, tutta ristretta all’interesse particolarissimo fatto di millesimi e valori catastali da non vedere davanti a se un ragazzo malato e senza una gamba, ma solo lo specchio di se stesso. “Perché ognuno del suo cuor l’altrui misura”.

Il guaio è che il moralismo è un veleno che, ormai, pervade tutto il discorso pubblico. Ad una società che avrebbe bisogno di più solidarietà, di stringersi attorno ad obiettivi comuni e condivisi, si stanno copiosamente distribuendo le tossine di una nuova concezione del mondo, quella del “solo i fatti miei e quelli degli altri sono tutti un imbroglio”.

Certo proprio un bel mondo quello che stiamo confezionando per i nostri figli.

INTERVISTA A ENZA BRUNO BOSSIO CHE CITA, NEL FINALE, QUESTO ARTICOLO

 

Si ritiri la brochure con la faccia di Himmler

Himmler sulla brochure del Comune di Cosenza

Himmler sulla brochure del Comune di Cosenza

Premesso che non ho nessuna avversione ideologica sul fatto che Cosenza valorizzi Alarico. Magari ricordando che fu un re barbaro e piuttosto feroce, autore del primo saccheggio di Roma. Alarico fa parte della nostra storia, e va ricordato. Ma andrebbe ricordato anche che nella nostra storia ci sono tante altre cose, tanti altri personaggi anche più interessanti e soprattutto originali. Tuttavia, se si vuole proprio insistere con Alarico come si fa a mettere nella brochure destinata alla Bit di Milano la faccia di Heinrich Himmler ? Dico, chi ha scritto il testo e scelto le immagini non sa chi era il personaggio raffigurato ? O forse aveva il cervello in vacanza ? Vogliamo fare di Cosenza un luogo di ritrovo neonazista in Europa ? Se proprio si voleva essere così provinciali si poteva anche celebrare  August Von Platen, autore della celebre poesia sulla morte di Alarico Das Grab im Busento, la Tomba nel Busento, tradotta da Carducci e che studiavamo alle elementari. Almeno avremmo potuto celebrare Cosenza come luogo di ispirazione per un poeta notoriamente omossessuale, in nome della lotta contro l’omofobia. Si poteva, ma per fare questo bisognava studiare. Si ritiri quella brochure e si ripari al danno facendo attenzione la prossima volta ad affidare il marketing territoriale a qualcuno che almeno legga qualcosa su quello che vuole promuovere.

Link dell’articolo de Il Quotidiano: http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/734198/Comune-di-Cosenza–il-gerarca.html#.VOITzF6Cz39.facebook

RASSEGNA STAMPA

Il Quotidiano del 17 febbraio 2015

Il senso della misura

Mattarella sul volo di linea

Si fa un gran parlare della scelta del Capo dello Stato di recarsi a Palermo, la sua città, usando un volo di linea. Un bel gesto, intendiamoci, soprattutto perché non dovuto. Mi spiego, se Mattarella avesse scelto di andare a Palermo con un volo di Stato, come gli spetta, avrebbe fatto il suo dovere, cioè non esporre la massima carica dello Stato della settima potenza industriale del mondo a potenziali rischi. Dico ciò perché sinceramente trovo fastidiosa certa tendenza a mettere in risalto gesti che vanno invece valutati nella loro giusta dimensione. Mattarella ha valutato, insieme agli apparati di sicurezza, che recarsi a casa con il volo di Stato era una spesa che si poteva risparmiare e compatibile con le esigenze di sicurezza. Con senso delle cose e della misura. Che è ciò che davvero dovremmo chiedere non solo alla politica ma all’intera classe dirigente. Non la ricerca populista di atteggiamenti pauperistici a cui non crede più nessuno, ma un sano ed esemplare senso della misura.

La scuola a Cuba

A L’Avana con Giovanni Cerulo e Paolo Apa per conto dell’IRASE. Prima distribuzione di materiale didattico ad una scuola primaria e poi visita al Museo della ciudad. Tutto mentre i bambini in gita nel centro della città ballano con artisti di strada. La scuola a Cuba è cosa seria, obbligatoria dai 5 anni fino a 18. Sostanzialmente garantita a tutti la scuola materna dai tre anni in su. Lo stesso vale per l’università. Una volta laureati si restituiscono allo Stato le spese di formazione con il proprio stipendio. L’istruzione è un settore all’avanguardia, nonostante le tante difficoltà, nell’isola caraibica, come la sanità.

 

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