Dare sepoltura al cranio di Villella è una priorità

Cranio del brigante Villella

Pubblicato su “Il Garantista” del 20 luglio 2015

Leggo sulla stampa locale e anche sul vostro giornale un atteggiamento di sufficienza e un certo benaltrismo rispetto al documento licenziato all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale della Calabria che chiede la restituzione del cranio del brigante Villella attualmente custodito nel museo lombrosiano di Torino per dargli sepoltura nel suo paese natale, Motta Santa Lucia.

Io credo, invece, che quel documento sia non solo opportuno ma abbia anche un importante valore culturale.

Intendiamoci, nessuno vuole sminuire considerazioni che, giustamente, mettono in evidenza le grandi emergenze che si pongono davanti al nuovo governo regionale ed all’intero sistema politico calabrese.

Tuttavia avere scelto di compiere un atto politico per chiedere che sia cancellata una vera e propria vergogna culturale dalla nostra storia unitaria è da considerare di per sé non solo giusto ma addirittura prioritario.

Il cranio del povero Villella fu utilizzato da Cesare Lombroso come prova della inferiorità razziale dei meridionali per via della presenza di una “fossetta occipitale”, una tara fisiologica che provocava i comportamenti criminali, asociali e incivili delle popolazioni meridionali.

Cesare Lobroso

È significativo che il primo a smontare queste teorie che poi la scienza avrebbe definitivamente dimostrato come erronee e fantasiose fu un politico, Antonio Gramsci, che ne denunciò il carattere razzistico per impostare quello che sarebbe poi diventato il nuovo meridionalismo.

Antonio Gramsci

Come è possibile continuare ad accettare che il cranio di una persona utilizzato come prova di teorie tanto aberranti possa rimanere esposto in un Museo, che di per sé è una agenzia educativa dello Stato ? Come è possibile che esso rimanga a giustificazione di vecchi e nuovi razzismi che purtroppo continuano a prosperare nella nostra società, sia pure nel quadro di una istituzione che raccoglie reperti di indubbio valore storico ?

Uno dei limiti di fondo delle classi dirigenti meridionali in diverse fasi storiche è stato sempre quello di essere subalterne a certe ideologie elaborate e diffuse nel Nord del Paese. Perché dunque lamentarsi quando dei consiglieri regionali chiedono che sia restituita verità e giustizia rispetto a quella che è stata e resta una palese falsità storica e scientifica ?

Suggerirei, dunque, di evitare sottovalutazioni. Far tornare il cranio di Villella non risolverà certo i problemi della disoccupazione e della povertà in Calabria, ma certamente può essere utile per dare alla nostra regione ed alle sue classi dirigenti consapevolezza di sé non “contro” il Nord ma come parte fondamentale di un Paese che deve finalmente compiere la sua unità.

L’atto compiuto dai capigruppo in Consiglio regionale certamente non è sufficiente a creare le condizioni di questa consapevolezza, ma ha un alto valore simbolico. E la politica vive anche di simboli. Del resto il problema del rapporto con la propria storia non riguarda solo la Calabria. Anche nel lontano Brasile, ad esempio, si verificò un caso analogo con i cangaceiros, omologhi dei briganti nostrani, le cui teste mummificate rimasero esposte nel museo antropologico di Salvador de Bahia per lunghi anni, salvo poi convenire sulla necessità della loro sepoltura.

Loro hanno provveduto nel 1969. È arrivata ora che lo facciamo anche noi.

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Il Garantista del 20 luglio 2015 Cranio di Villella

 

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