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I servi che non servono più

Servi della gleba

Ci sono alcuni sedicenti commentatori di fatti politici che hanno la faccia rivolta all’indietro. Ma non è ignoranza la loro. È il lucido perseguimento di fini individuali e particolari che, di solito, prosperano nei conflitti. Non riescono ad accettare che la politica, quella vera e che guarda agli interessi collettivi, ad un certo momento compie delle scelte che sono di sistema. Invece di chiedersi, pur nella legittimità dei propri punti di vista, come affrontare il futuro e magari attrezzarsi per reggere la sfida, restano abbarbicati al ricordo del passato quando loro, che come oggi non rappresentavano nulla vivendo degli ossi che il padrone di turno gli gettava, credevano di avere un ruolo. Non si rendono conto che servi erano e servi sono restati. Con l’aggravante che nessuno è più disponibile a gettargli ossi nonostante continuino a scodinzolare nella speranza che qualcuno li noti. Invece di porsi il problema di come essere liberi davvero cercano disperatamente un padrone, vecchio o nuovo che sia. Perché non c’è peggior servo di quello che ancora non si rende conto di non servire più.

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