Perché difendo il diritto all’oblio di Giovanni Scattone

Giovanni Scattone

Giovanni Scattone si è sempre proclamato innocente. Tuttavia è stato condannato per omicidio colposo, vuol dire un reato in cui si ha colpa della morte di qualcuno senza averla voluta o premeditata.

Un reato grave in cui può incorrere ciascuno di noi se, guidando la macchina, mette sotto qualcuno.

Tale pena, secondo il codice della democratica Repubblica italiana, non prevede l’interdizione dai pubblici uffici.

Scontata la sua pena Giovanni Scattone ha riacquisito tutti i suoi diritti e i suoi doveri nei confronti della società.

La legge è stata rispettata, la giustizia ha fatto il suo corso fino in fondo. E allora, perché accanirsi? Perché continuare a sostituirsi ai giudici ed ai giudizi ? Possibile che il principio rieducativo della pena sia così difficile da comprendere ed accettare nella democratica repubblica italiana ?

Si è detto che una persona giudicata colpevole di un comportamento sbagliato che ha avuto esiti tragici con la morte di una povera ragazza, pur avendo scontato fino in fondo la sua pena, non può insegnare perché gli mancherebbe la necessaria autorevolezza morale.

E’ vero: Giovanni Scattone ha commesso un terribile e tragico errore di cui ha pagato le conseguenze. Ha conosciuto e continua a conoscere la vergogna della condanna e la riprovazione sociale per effetto di quello sbaglio.

Ma quanti di noi sbagliano nella vita ? Tanti, tutti; magari siamo solo stati più fortunati perché la nostra bravata di gioventù (chi non ne ha commesso ?) non è stata così grave e non ha prodotto danni irreparabili come quelli causati dal comportamento di Scattone.

Chissà quante volte, lui e il suo collega Ferraro nel corso di questi anni, hanno maledetto il momento in cui decisero di giocare maldestramente con quella pistola, cedendo al fascino perverso che spesso hanno le armi sugli uomini.

Il processo dimostrò il carattere colposo dell’omicidio. Ha percorso tutti i gradi di giudizio, le pene sono state comminate e scontate.

E’ facile comprendere che per i genitori della povera Marta Russo nessuna pena sarà mai sufficiente. Al loro posto anch’io troverei difficile non dico perdonare, ma comprendere le ragioni per cui una figlia nel fiore degli anni è stata loro tolta. Ma negli stati di diritto la giustizia ha le sue regole che tutti siamo chiamati a rispettare.

Scattone ora è un uomo libero con un grande peso che porterà per sempre nella sua vita.

Ha riacquistato il diritto di vivere questa vita e di lavorare nella professione che si è scelto.

Ha diritto all’oblio, ad uscire finalmente da sotto i riflettori in cui è stato cacciato per colpa di un suo comportamento sbagliato e che, tuttavia, ha pagato. Hanno diritto all’oblio anche i genitori di Marta che vedono rinnovato, nel circuito mediatico, le ferite del loro dolore.

E se Scattone riuscirà ad insegnare ai sui ragazzi quanto grande è il peso che dovrà portarsi dentro per tutta la vita, non credo che il suo insegnamento sarà meno “autorevole” di quello di tanti altri suoi colleghi.

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