Apriamo una nuova fase di promozione della cultura a Cosenza
Ringrazio Francesco Alimena per la sua sollecitazione stamattina sulla stampa. Condivido largamente quanto scrive oggi sottolineando la necessità di aprire una nuova fase rispetto alla politica culturale a Cosenza. Bisogna passare da una idea di “cultura della patacca” che ha imperversato negli ultimi anni, basata solo su un malinteso senso dell’effimero e dell’immagine autoreferenziale, a una iniziativa che riparta dalle radici autentiche di Cosenza. Se non si fa questo si rischia di cristallizzarsi sul singolo evento, sul quale ci si schiera come guelfi e ghibellini di risulta, senza guardare alla vera ricchezza costituta dalla storia plurimillenaria di Cosenza che, come tutte le storie, è fatta anche di miti e leggende (e la “Donna Brezia” come Alarico ne fanno certamente parte). Discutere sull’autenticità storica di un mito è esercizio inutile: è come se si discutesse sulla verità storica del Drago di San Giorgio o del Grifone presenti nei simboli civici di molti comuni italiani. I miti possono trovare spazio nella narrazione di un territorio o di una città ? Certamente sì, senza però dimenticare la “vera” storia che a Cosenza è ricca e significativa almeno quanto i miti. Io penso che su questi temi vada promosso un ampio dibattito in città e debba essere questa amministrazione a promuoverlo. Magari riprendendo una vecchia proposta, quella degli Stati Generali della Cultura a Cosenza per coinvolgere tutti: associazioni, partiti, singoli intellettuali che vogliono bene a questa città. In questi anni abbiamo contestato la cultura da cartone animato che, nello stesso tempo, chiudeva la Biblioteca Civica e la lirica e declassava il Rendano da teatro di tradizione ad arena per spettacoli. Per tacere della toponomastica e di altro. Nel programma di Franz Caruso, questa linea è stata indicata con chiarezza. Insieme alle tante emergenze che sono all’ordine del giorno da quanto si è insediata, è necessario affrontare quella culturale passando ad una nuova fase e rifare di Cosenza l’”Atene della Calabria” che è stata per secoli.
A Marzabotto, 25 aprile 2023
Segni di speranza…
A Sesto Imolese per ricordare la Liberazione…
A Sesto Imolese i ragazzi della mia scuola hanno partecipato ad una cerimonia dell’ANPI e del Comune di Imola (che ricordiamo è medaglia d’oro della Resistenza) presso il monumento ai caduti nell’ambito delle celebrazioni per la Festa della Liberazione. Una festa corale, di tutti, con tantissima gente tra cui anche ex partigiani e loro familiari, in cui i ragazzi, oltre a cantare l’inno di Mameli, Va pensiero e Bella Ciao, hanno portato le bandiere realizzate da loro stessi, tra cui i due gonfaloni con i simboli civici dei comuni di Imola e Mordano, su cui insiste il nostro Istituto Comprensivo. I due gonfaloni sono stati sistemati nella stanza della dirigenza a ricordo di questa bellissima giornata.
A San Mauro Pascoli, nella casa natale di Giovanni Pascoli…
Il gelsomino notturno…e qui sembra di vederlo…
“E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova”.
Auguri di Buona Pasqua a tutti…
Viaggiare come metafora…
Viaggiare in treno, in fondo, è una rappresentazione abbastanza simile della vita…esistenze che scorrono fuori dati finestrini, altre dentro che viaggiano con te, ognuna per conto suo e solo casualmente accostate…e anche un “anaffettivo cultuale” come me non può fare a meno di coglierne la sottile ironia…
Ricordare l’angoscia della guerra, perché la vita e la pace vincono sempre…
Dai nostri ragazzi…
Dedicato a chi, spesso dimentica o ricorda il passato sbagliato…
“Forsan et haec olim meminisse iuvabit”. La frase che, citando Virgilio, pronunciò Eleonora Pimentel Fonseca salendo sul patibolo dove l’avevano mandata Ferdinando di Borbone (detto “il re Lazzarone”) e Maria Carolina d’Asburgo sovrani del regno di Napoli. Significa: “forse un giorno ci piacerà ricordare anche queste cose”. Dedicato a chi, troppo spesso, dimentica o fa finta di non ricordare. Dedicato a chi spesso rimpiange passati improbabili. Dedicato a chi dimentica, quanto lunga, aspra e difficile è la strada verso i diritti. Che nessuno ti concede se non sei disponibile a lottare per essi…
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