Gabriele Petrone Dirigente Scolastico
Ciao Wanda…
È difficile trovare le parole nel ricordare Wanda. Troppa è l’eredità di affetti, di generosità e disponibilità che ha distribuito in vita di cui tutti siamo un po’ debitori. Nei tre anni che ho trascorso nella sua casa non mi sono mai sentito solo un inquilino, ma uno di famiglia. Ricordo con intenso rimpianto le chiacchierate sotto il gazebo del suo giardino dove mi spingeva la necessità di rilassarmi dopo intense giornate di lavoro. Wanda e Valerio non stavano mai fermi neppure a casa, quella bella casa frutto di tanto lavoro e sacrificio. Per loro la meritata pensione, nonostante i malanni dell’età, aveva assunto la dimensione di una nuova giovinezza fatta di volontariato al servizio della comunità. Per me che venivo da una terra lontana sono stati il punto di riferimento per comprendere la bellezza e la straordinaria e operosa generosità di questo lembo di Romagna. La ricordo al lavoro nella “sua” Cittadella con i suoi amici e compagni, protesi a contribuire giorno per giorno al miglioramento della propria comunità soprattutto nel momento di maggiore bisogno, come i terribili giorni dell’alluvione. Wanda era donna di ideali solidi con un carattere schietto e diretto. Diceva sempre quello che pensava. Era una donna piena di dignità e di onore che nella sua vita ha dato tanto tanto amore. Ecco perché lascia dietro di sé tanto dolore. Per me la notizia della sua scomparsa è stata come una frustata. Nonostante la conoscessi da molto meno tempo di tanti di voi, è stato come perdere una dí famiglia. Per questo oggi la piango insieme a voi, alla sua famiglia, al suo amato Valerio, a Loris, a Davide e a sua nuora. A noi resta solo l’impegno di essere all’altezza del tanto amore che ci ha dato in vita. Sapendo che dove è adesso continuerà a preoccuparsi per tutti e per il futuro della sua Bubano. Con questo pensiero, cara Wanda, ti abbracciamo con la certezza che non ci hai mai davvero lasciati.
Grazie Romagna mia…
Questa mattina il Comune di Imola nella persona del sindaco Marco Panieri, dell’assessora alla scuola Gianna Gambetti e della Vicesindaca Elisa Spada, hanno voluto onorare me e le colleghe Teresa Cuciniello e Rossana Neri al termine del nostro servizio come dirigenti scolastici in questo splendido angolo della Romagna. Per me sono stati tre anni di lavoro intenso, di difficoltà ma anche di tante soddisfazioni professionali e umane. La cosa più importante è che non abbiamo lasciato nessuno indietro e abbiamo fatto sempre del nostro meglio per i nostri bambini e i nostri ragazzi. Ciò è stato possibile grazie alla collaborazione dei docenti, degli ATA, dei genitori, degli alunni; di un Comune di Imola sempre attento ai nostri problemi e proteso a garantire sempre servizi all’altezza di una domanda esigente e attenta così come quello di Mordano che interessava anche il mio Istituto Comprensivo; di un Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale che è sempre stato al nostro fianco senza lasciarci mai soli di fronte alle diverse situazioni che caratterizzano il lavoro dei dirigenti scolastici. Per ultima ma non meno importante la collaborazione con i colleghi in un lavoro di rete che è stato sempre straordinario nei progetti comuni ma soprattutto durante eventi terribili come le alluvioni che hanno colpito recentemente questo territorio. Lascio qui un pezzo del mio cuore per andare ad assumere un incarico di comando per tre anni presso l’USR della Calabria, nella mia dolce e amata terra. Porto con me un patrimonio di esperienza e una ricchezza di emozioni e di umanità che hanno segnato indelebilmente la mia vita. Grazie a tutti cari amici di Romagna.
Educazione alla differenza di genere nuova sfida della scuola italiana
Educazione alla differenza di genere nuova sfida della scuola italiana
Pubblicato su Orizzonte Scuola.it il 5 settembre 2023
I recenti episodi di violenza sulle donne, i continui drammatici casi di femminicidio, il permanere, purtroppo, anche nel discorso pubblico di linguaggi e di comportamenti sessisti e discriminatori, pongono certamente alla scuola compiti educativi significativi che il Ministro Valditara ha fatto bene a porre all’attenzione dell’opinione pubblica nelle scorse settimane.
L’aspetto più inquietante di questi fenomeni è quello di avere un carattere assolutamente trasversale sia dal punto di vista generazionale che sociale.
Inoltre, la presenza sempre più vasta nelle nostre scuole, di bambini e ragazzi provenienti da altri contesti etnici, culturali e sociali rappresenta un ulteriore elemento da tenere presente per garantire quella scuola laica, aperta ed inclusiva di cui un grande Paese democratico come l’Italia dovrebbe essere forse, di tanto in tanto, un po’ più orgoglioso.
Il primo problema, per chi opera quotidianamente nella scuola, è quello di definire con chiarezza i termini di un intervento educativo, i suoi caratteri, il suo spazio all’interno del quadro degli insegnamenti offerti a bambini e adolescenti in un momento assai delicato della loro esistenza, quello della crescita personale, emotiva, sociale e culturale.
In questo quadro mi sento di proporre, senza pensare, ovviamente, di introdurre nuovi insegnamenti, di articolare una parte dei percorsi di educazione civica, ai temi specifici dell’educazione alla differenza di genere. Uso questa definizione non a caso, perché non è assolutamente possibile costruire nessuna forma di parità dei diritti senza il mutuo riconoscimento delle diversità.
In una società come quella attuale che subisce la duplice spinta alla massificazione e alla individualizzazione, anche la sfera legata alla identità sessuale ha subito profonde modificazioni culturali. Il “genere” viene, e non potrebbe essere altrimenti, percepito sempre più in termini “aperti”, di “autodefinizione”,e di “autoriconoscimento”.
Al bambino e, in generale, al soggetto in formazione, non può non essere garantito, da quella scuola inclusiva, aperta e democratica di cui si parlava prima, questo percorso di autodefinizione e di autoriconoscimento di sé, rompendo stereotipi e pregiudizi che sono alla base del sessismo e della discriminazione.
La molestia, la violenza, lo stupro, il femminicidio rappresentano, infatti, il punto di arrivo proprio di questo non riconoscimento dell’altro e, soprattutto, dell’altra, che si esprime prima in sottovalutazione e poi in una concezione, al contempo, di superiorità e di inferiorità. Da qui i comportamenti predatori, di possesso e infine di distruzione.
L’idea che, addirittura, si possano concepire gli stupri di gruppo come veri e propri riti in cui il sesso diventa solo uno dei tanti “momenti” di consumo, la presunzione che la donna sia sempre “consenziente”, fino alla “distruzione” e all’”annientamento” del corpo femminile solo perché colpevole di un “no”, ci danno la misura dei compiti ardui che l’educazione alla differenza di genere ha davanti a sé.
E’ dunque necessario che la scuola si attrezzi costruendo percorsi con esperti che coinvolgano alunni e studenti in momenti di autoriflessione e, quindi, di autoeducazione.
Percorsi differenziati per ogni ciclo scolastico, dall’infanzia alle superiori, sui, quali, sin da subito, le istituzioni scolastiche possono impegnare, anche in rete, quote della loro autonomia, in attesa che il Ministero possa emanare apposite linee guida e impegnare, insieme e di concerto con gli enti locali, anche le necessarie risorse.
Sesto Imolese-Imola, 5 settembre 2023
Gabriele Petrone
(Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo Sesto Imolese – Imola)







