Presentazione del libro di Floriana Chiappetta “Una Vita appesa al sole” presso IIS “Pizzini-Pisani”
Presentare un libro fa correre sempre lo stesso rischio, quello cioè di fare come ai funerali: non esistono libri brutti come non esistono morti la cui vita non sia da rimpiangere.
Il libro di Floriana Chiappetta ci esime, per fortuna, dall’obbligo della circostanza.
“Una vita appesa al sole” è infatti, un bel romanzo, molto ben scritto (cosa assai rara di questi tempi).
Ha una prosa agevole, che si sviluppa in una forma non retorica ma, non per questo, meno ricca e pregnante.
Lo voglio dire a Floriana senza piaggeria, se questa è, come è, la sua prima prova letteraria davvero deve fare ogni sforzo per Continua a leggere
Bene Area riformista, unica linea possibile
Area riformista pone a Renzi alcune questioni di fondo, legge elettorale, uso delle risorse liberate dall’abbassamento dello spread e della spending rewiew per politiche di contrasto alla povertà e l’istituzione del reddito minimo (con l’incarico da parte del capogruppo del PD Roberto Speranza di predisporre una proposta di legge a Cecilia Guerra ed alla nostra Enza Bruno Bossio con manifestazione a Cosenza, segno che si fa sul serio), una nuova politica per il Mezzogiorno. Nessuna scissione, evento agitato da alcuni, auspicato da altri. Nessuna complicità con la maggioranza ma autonomia. Questa linea è l’unica che può spostare a sinistra l’asse del PD ed è quella che Renzi teme di più. Una scissione servirebbe solo a fare l’ennesimo partitino del 4 o 5 per cento, fuori Continua a leggere
Votare e(‘) scegliere. Leggi elettorali in Italia e nel mondo. Il mio ebook sulla storia delle leggi elettorali
In questo saggio presento un esauriente excursus storiografico sui sistemi elettorali adottati in Italia dall’Unità ad oggi e descrive quelli in uso oggi nei principali paesi europei e del mondo democratico che sono entrati a far parte del nostro dibattito politico. Dalla lettura di queste pagine si apprende così che in Italia solo in due precisi momenti storici, durante la dittatura fascista e negli anni in cui è rimasto in vigore il famigerato porcellum, gli elettori non hanno potuto scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento nazionale. Il sistema elettorale, infatti, è lo strumento attraverso il quale si seleziona la classe dirigente ed è essenziale per il funzionamento della democrazia. Per questo le leggi elettorali non possono mai essere considerate Continua a leggere
Giornata delle donne per parlare agli uomini
E’ davvero difficile scrivere qualcosa sulla giornata delle donne senza apparire banale, stucchevole o retorico. Tuttavia, ritengo doverosa una riflessione che ricordi a tutti, soprattutto agli uomini, che secoli e secoli di emarginazione hanno costituito una terribile perdita per l’umanità dei talenti di milioni e milioni di donne, costrette a non studiare, a lavori considerati inferiori, a vivere, pur se intelligenti e capaci, all’ombra di uomini forse mediocri il cui nome è sopravvissuto alla storia mentre il loro è andato purtroppo perduto. La lotta per l’emancipazione femminile è stata una delle più importanti rivoluzioni dell’ultimo secolo perché ha rotto schemi che sembravano indistruttibili e che ancora, per molti aspetti, resistono. Continua a leggere
Insopportabile demagogia
C’è qualcosa di insopportabile nella demagogia della Lega sugli sbarchi degli immigrati e annegamenti connessi. Oggi Salvini ha attaccato Renzi e Alfano dicendo che hanno le mani lorde di sangue. Fa un certo effetto in bocca al leader di un partito di cui alcuni esponenti talvolta invocano l’affondamento in mare dei barconi dei migranti e che criticano l’impegno della marina italiana nel salvare vite umane. Ma il culmine si raggiunge quando qualche giornalista meno ubriaco della moda mediatica dell’uomo delle felpe gli chiede: “e allora, secondo lei, che bisogna fare ?”. Il nostro ineffabile risponde, “bisogna fermarli in mare”. Chi capisce, concretamente, cosa significa questa apodittica affermazione vince una serata alla festa della polenta nelle valli alpine con gadget del nero che affoga incluso.
Primarie in Campania e il vecchio vizio giacobino
Francamente trovo fuorviante e viziato da forte dosi di giacobinismo il dibattito che si è sviluppato attorno alle primarie della Campania.
Stiamo ai fatti per come si sono manifestati: ieri sono andati a votare in 157mila. Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, vince con il 52% contro il 44% di Andrea Cozzolino e il 4% del socialista Marco Di Lello. Tutto si è svolto regolarmente e gli avversari di De Luca hanno già riconosciuto la sua vittoria e si sono messi a disposizione del partito e della coalizione. Eppure, quando ancora i seggi non erano stati ancora aperti, attorno alle primarie campane si è sviluppato un dibattito acceso, una rincorsa alla denuncia Continua a leggere
Un sano razzismo…
Dopo la manifestazione di Salvini a Roma essere razzisti è di moda. Io mi adeguo e mi scelgo, come Benigni in “La vita è bella”, la categoria da disprezzare: i cretini. Ma siccome sono un democratico non ne propongo lo sterminio, solo un sano ed igienico apartheid. Cretini a casa loro. E poco importa se restiamo in pochi. I razzisti, si sa, sono elitari…
Un corteo verso il futuro…
L’insopportabile veleno del moralismo
Questa mattina Massimo Gramellini su “La Stampa” ha raccontato il caso di un giovane ingegnere di trentatré anni di Torino che, colpito da un tumore che gli aveva provocato l’amputazione di una gamba, aveva chiesto al suo condominio di poter istallare, a sue spese, un ascensore dal momento che il suo appartamento si trovava all’ultimo piano.
Scrive Gramellini che l’assemblea di condominio “aveva negato l’assenso. La legge consentiva a Stefano – così si chiamava il giovane ingegnere - di procedere. Ma il dominus dell’assemblea, titolare della maggioranza dei millesimi, aveva opposto ostacoli ed eccezioni, arrivando a insinuare che il giovane volesse costruire l’ascensore con gli incentivi concessi ai disabili per aumentare il valore del suo appartamento e poi rivenderlo. Aveva preteso che Stefano sottoscrivesse un documento in cui si impegnava a rimuovere l’impianto, in caso di cessione della casa, e a utilizzarlo in esclusiva, negando le chiavi dell’ascensore a parenti e infermieri. (…) Per non perdere energie che gli servivano altrove, Stefano accantonò il progetto dell’ascensore e si trasferì nell’appartamento del cugino al pianterreno, dove una morte più misericordiosa degli uomini è venuto a prenderlo ieri mattina”.
La cosa bella è che i condomini di Stefano “erano frequentatori assidui della parrocchia. Devoti al prossimo, purché non abitasse a casa loro”.
Confesso che la storia raccontata da Gramellini, pur rattristandomi non poco, non mi ha sorpreso. Sono anni che si avvertono dovunque, nel ventre molle della società italiana, i segni drammatici di una decadenza etica, un rinchiudersi negli egoismi più ristretti e, cosa più insopportabile, mascherati sotto una abbondante patina di moralismo, il veleno ideologico di questi tempi insulsi.
Nel negare a Stefano, malato e senza una gamba, la possibilità di costruire un ascensore che ne alleviasse le sofferenze sono sicuro che il capo condominio si sentiva nel giusto, perché smascherava un possibile imbroglio, una possibile speculazione.
Era così ottenebrato dalla sua visione del mondo, tutta ristretta all’interesse particolarissimo fatto di millesimi e valori catastali da non vedere davanti a se un ragazzo malato e senza una gamba, ma solo lo specchio di se stesso. “Perché ognuno del suo cuor l’altrui misura”.
Il guaio è che il moralismo è un veleno che, ormai, pervade tutto il discorso pubblico. Ad una società che avrebbe bisogno di più solidarietà, di stringersi attorno ad obiettivi comuni e condivisi, si stanno copiosamente distribuendo le tossine di una nuova concezione del mondo, quella del “solo i fatti miei e quelli degli altri sono tutti un imbroglio”.
Certo proprio un bel mondo quello che stiamo confezionando per i nostri figli.
INTERVISTA A ENZA BRUNO BOSSIO CHE CITA, NEL FINALE, QUESTO ARTICOLO
Finalmente la responsabilità civile dei giudici
E’ passata quasi in sordina la legge sulla responsabilità civile dei giudici. Scontata la protesta dell’ANM che ha urlato contro il rischio della perdita dell’autonomia della Magistratura, ma non ci sono state le vibrate proteste né le tempeste mediatiche degli anni passati. Il che conferma che uno degli ostacoli ad una riforma equilibrata della giustizia è stato rappresentato proprio da Berlusconi che in questi anni sulla giustizia ha sollevato grandi polveroni polemici salvo poi accontentarsi di qualche leggina ad personam messa a punto dal suo ufficio legale che, alla lunga, non gli ha neppure evitato la condanna.
Non si tratta di una rivoluzione, è bene dirlo. Elementi importanti sono certamente l’eliminazione del controllo preventivo di ammissibilità del giudizio per ottenere un risarcimento se si è vittima di malagiustizia e l’introduzione della possibilità di attivare il giudizio anche per negligenza grave o travisamento del fatto o della prova da parte del giudice, tutte cose che nella legge Vassalli, quella seguita al referendum dell’86 ed al caso Tortora, non c’erano.
Il cittadino vittima di malagiustizia ora potrà chiedere di essere risarcito allo Stato e solo dopo lo Stato potrà rivalersi sul giudice che ha compiuto l’errore grave o, peggio il dolo, fino alla metà dello stipendio.
Insomma viene superata finalmente l’idea che l’operato del magistrato, anche se viziato da negligenza, colpa grave o addirittura dolo, dovesse essere assolutamente sganciato da qualsiasi forma di responsabilità.
Oggi qualsiasi categoria, dai medici, agli avvocati, agli insegnanti, agli impiegati pubblici, è responsabile di fronte alla legge degli errori, delle colpe e delle negligenze gravi che commette nell’esercizio delle proprie funzioni.
A funzioni più grandi corrispondono responsabilità più grandi. Una cosa normale in tutto il mondo.
Solo gli appartenenti ad una casta possono pretendere di essere posti nella condizione di non dover rispondete mai del proprio operato professionale.
Insomma quella approvata ieri è una soluzione equilibrata e di buon senso, in linea con quanto avviene in altri Paesi europei dove la giustizia funziona e non è diventata il terreno di scontro di una guerra di religione.
Guerra di religione che alcuni cercano, ancora e disperatamente, di ravvivare nella speranza di riassumere il ruolo di tribuni che stanno inesorabilmente perdendo.
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