Dopo la giornata di ieri un nuovo Risorgimento è possibile. Grazie Presidente Napolitano

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La giornata del 17 marzo si è chiusa con un grande successo popolare. Milioni di persone hanno affollato, in ogni parte d’Italia, le manifestazioni celebrative dei 150 anni del nostro Stato, segno che questa nostra nazione è viva e vuole restare unita, nonostante i suoi enormi problemi ed una classe dirigente che, eufemisticamente, possiamo definire, non all’altezza della situazione.
Anche la nostra città, la civile, democratica, aperta Cosenza, ha fatto la sua parte e devo dire che mi sento orgoglioso, oggi, di questa mia appartenenza plurale, di essere cosentino, calabrese, meridionale e italiano.
Si, perché l’unità in Italia significa anche questo: l’orgoglio di appartenere allo stesso tempo ad una terra, alla sua storia, alla sua cultura e, allo stesso tempo, ad una comunità ampia dove ognuno porta, con altrettanto orgoglio, una parte di sé.
Non era scontato che ciò avvenisse: questa ricorrenza e gli altri appuntamenti che seguiranno nei prossimi mesi, rischiavano di cadere nel disincanto, nella retorica, nell’ostilità aperta di tanti che, in questo nostro Paese spesso così fazioso, così campanilistico, così “rosicature”, non hanno mancato di far sentire la loro voce.
Merito di un grande Presidente, Giorgio Napolitano, l’aver fatto comprendere, però, che al di là di tutti i nostri problemi, l’Italia viene prima di tutto, e che solo se saremo capaci di restare uniti, di affrontarli insieme, riusciremo a vincere le sfide che abbiamo davanti, provando “orrore per la retorica passatista”.
Ciò non toglie che il nostro è un Paese che rimane troppo diviso, innanzitutto tra Nord e Sud, in una politica in cui gli scontri sono spesso pretestuosi ed ideologici e in cui il senso di responsabilità appare, purtroppo, assai raro.
Il Mezzogiorno, nonostante tutti i suoi problemi, le sue paure in un futuro difficile, ha partecipato con passione, ha rivolto ancora una volta allo Stato la sua domanda di essere parte, finalmente, di una grande nazione, a dispetto di tutte le “padanie” immaginabili e immaginarie.
Napolitano ci ha invitato tutti a guardare al futuro con l’orgoglio di appartenere ad un Paese che rimane grande, nonostante tutto, nonostante noi stessi.
Che a richiamarci a questo sia uno degli ultimi sopravvissuti di una grande stagione politica ed istituzionale della nostra storia repubblicana la dice lunga su una classe dirigente che continua a guardarsi l’ombelico e a litigare come i polli di Renzo.
Tuttavia, qualcosa, ieri, è accaduto: gli italiani di ogni regione e di ogni città hanno dimostrato una maturità straordinaria a dispetto di tutti, hanno fatto apparire le chiacchiere dispensate a piene mani da torme di politici, opinionisti, intellettuali “cassa continua” solo un piccolo, impercettibile brusio.
Forse la possibilità di fare di questo 2011 una occasione per un nuovo Risorgimento di questo Paese è davvero a portata di mano. Ed al Sud possiamo essere, ancora una volta, all’avanguardia e, soprattutto, restarci.

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