Senato

Riconoscere sempre le sconfitte. Ora al voto prima possibile

Scheda del referendum

In democrazia bisogna riconoscere immediatamente le sconfitte. Io l’ho sempre fatto e non conto nulla, ma quello che più conta, lo ha fatto Renzi, assumendosi in pieno le responsabilità di avere personalizzato un voto referendario che invece avrebbe dovuto essere sganciato da ogni considerazione politica. E il voto rispecchia pienamente le appartenenze politiche. Il voto ha completamente ignorato il merito della riforma ed è diventato un giudizio su un governo e un leader. Sul Si c’era praticamente solo il PD. Ha vinto elettoralmente il No di Salvini, Grillo, Berlusconi. Ora si apre una fase difficile. Chi ha vinto ha il dovere della proposta, a cominciare dalle cose più urgenti, come una legge elettorale funzionante visto che al Senato c’è il proporzionale e alla Camera il maggioritario, che significa nessun Governo. Non sarà facile. Vedremo che succederà. Spero il meglio perché il tanto peggio tanto meglio non ha mai portato nulla di buono. In ogni caso credo che si debba andare al voto al più presto.

Quando popolo e rappresentanze istituzionali si muovono insieme i risultati arrivano.

Il Quarto Stato

La buona notizia che viene dal Senato per gli LSU LPU della Calabria mi ha riempito di gioia. Ci vedo qualcosa di più di una semplice vertenza sindacale. E’ la dimostrazione che unendo rappresentanze istituzionali e popolo si possono difendere i nostri territori non solo dai pregiudizi ma anche dalla semplice indifferenza. Una bella pagina, anche se è solo l’inizio. Tanto resta da fare e non solo per gli LSU LPU. Consentitemi alla fine, non per piaggeria, di ringraziare il mio partito che si è mosso a tutti i livelli (quando fa bene bisogna avere l’onestà di riconoscerlo) e la mia amica Enza Bruno Bossio che su questa cosa ci ha messo la faccia sin dal primo giorno. Ma ora andiamo avanti…

GRILLO SULLA IMMIGRAZIONE LA PENSA COME ALFANO E MARONI

Grillo fascista

Insomma, dopo che al Senato viene approvata una sacrosanta proposta del M5S che prevede l’abolizione del reato di clandestinità, Grillo e Casaleggio sconfessano i propri senatori e impongono la marcia indietro. Il reato di clandestinità non è in programma, dicono. Raccontatelo ai morti in fondo al mare di Lampedusa. Ma soprattutto raccontatelo ai tanti “radicali di sinistra” che vi hanno dato il voto alle ultime elezioni. E questi ultimi ci spieghino, come fossimo bambini di sei anni, come mai per spostare “a sinistra” il PD hanno votato un partito i cui leader, Grillo e Casaleggio, la pensano esattamente come Alfano, Larussa, Alemanno, Maroni, Bossi, ecc..

Il semipresidenzialismo non deve far paura. Basta con gli opportunisti e i parolai.

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Fa davvero sorridere come lo stesso fronte che, appena poche settimane fa, se ne andava in giro a sostenere “Rodotà Presidente perché voluto dal popolo” sull’onda delle magnifiche sorti e progressive di Rete e piazza, oggi si riunisca per dire no all’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Francamente è diventato insopportabile l’atteggiamento opportunistico e parolaio di alcuni protagonisti di una parte della sinistra italiana, tutta protesa a riempirsi la bocca di sani principi solo per mascherare il proprio conservatorismo indifferente ai problemi veri del Paese.

Ad essi si aggiungono i soliti “benaltristi”, che proclamano che agli italiani non importa nulla delle riforme istituzionali ma solo delle tristi condizioni della economia e della mancanza di prospettive per tante famiglie. Come se le difficoltà della politica a dare risposte concrete ai problemi economici e sociali non siano profondamente intrecciate anche alla crisi di funzionamento delle istituzioni repubblicane che ci trasciniamo dietro da vent’anni a questa parte.

Personalmente ritengo che una riforma istituzionale che introduca anche in Italia il cosiddetto “presidenzialismo alla francese” non rappresenti alcuno scandalo.

Nei fatti il nostro sistema è già evoluto in questo senso a Costituzione invariata.

L’importante è che questa riforma individui tutti gli elementi di controllo e garanzia dei poteri presidenziali tipici delle democrazie mature e si accompagni alla riduzione del numero dei parlamentari, preveda una sola Camera che dà la fiducia al Governo, un Senato delle Regioni e una legge elettorale a doppio turno.

In Francia questo sistema funziona bene e non mi pare che abbia mai dato adito a dittature mascherate.

Un Presidente della Repubblica che assume su di sé la responsabilità della politica nazionale sulla base di un chiaro mandato popolare assegnato con suffragio universale e diretto e un sistema elettorale che rompa finalmente con l’ingovernabilità e la pratica delle coalizioni disomogenee in cui a prevalere sono quasi sempre i condizionamenti delle minoranze, mi sembra una buona risposta alla crisi attuale della politica italiana che è soprattutto crisi delle responsabilità.

Com’è ovvio di soluzioni ce ne possono essere anche altre, purché raccolgano un ampio consenso sia nel Parlamento che nel Paese. Mi convince molto la scelta di voler comunque sottoporre le riforme istituzionali, a prescindere dalle maggioranze parlamentari che le approveranno, a referendum confermativo.

La democrazia, come si dice, non è mai troppa.

Una cosa è certa, però: la si smetta di menar il can per l’aia e si faccia presto, come ha sollecitato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I partiti, tutti, scelgano e si assumano le proprie responsabilità di fronte al Paese. Di chiacchere se ne sono fatte fin troppe per sopportarne altre.

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