Non rompersi la testa…votiamo Si
Finalmente è finita questa lunga campagna referendaria.
Non mi va di fare qui una analisi di come sia stata: diciamo che certe cose ce le potevamo risparmiare tutti, chi più chi meno.
Una cosa è certa, al netto degli insulti, delle bugie e delle sciocchezze apodittiche diffuse a piene mani, comunque in queste settimane si è parlato di politica, di Costituzione, del futuro del nostro Paese. E questo, al di là di chi vincerà, è una cosa positiva per la democrazia.
Per quanto mi riguarda, a cinquant’anni, vorrei dire ai quattro o cinque che mi leggono, che il Si è l’unico voto che ha un senso.
Sulle questioni di merito ho avuto modo di discutere sui social e in decine di iniziative e confronti sul territorio e non ci ritorno.
Voglio qui limitarmi ad una sola considerazione politica: con il Si la nostra democrazia potrà fare un passo in avanti in termini di efficacia ed efficienza del suo funzionamento.
Alla riforma proposta si possono fare legittimamente tutte le critiche che si vogliono, si può affermare che il cambiamento che produrrà sarà probabilmente insufficiente o difettoso.
Ma il mantenimento dello status quo è certamente più dannoso, qui ed ora.
E’ qui l’essenza del problema e non può essere eluso. E ciò riguarda direttamente la responsabilità della politica che, se non si misura col cambiamento si riduce ad essere solo lo specchio di se stessa e finisce avviluppata nella mera gestione del potere.
Questa riforma sarà anche il minimo sindacale ma c’è e, pur non essendo risolutiva, introduce comunque un principio di responsabilizzazione che non potrà che fare bene alle nostre classi dirigenti che da trent’anni vivono in uno stato di continua transizione in cui il confronto si consuma, nelle maggioranza dei casi, in scontri di posizionamento per conservare spazi di manovra che diventano sempre più angusti.
Con il Si, invece, tutti saranno costretti a misurarsi in un campo più ampio, a navigare in mare aperto.
Dico ciò con il massimo rispetto per coloro, amici e compagni della mia sinistra, che hanno annunciato, anche per nobilissime ragioni, il loro voto per il No.
Credo che restare fermi, limitarsi alla critica o ad annunciare un cambiamento migliore in un futuro prossimo, semplicemente non abbia senso e non solo perché, con la dimensione di una mosca, credono di guidare il bue della destra e del populismo, ma perché sono stati proprio molti di loro ad insegnarmi che il futuro è quello che si costruisce partendo dai dati reali del presente e non sul sogno di storicamente improbabili palingenesi.
Questa è l’essenza del riformismo: perché come diceva il protagonista di “Baarìa”, “il riformista è chi sa che se qualcuno va a sbattere la testa contro un muro, è la testa a rompersi, non il muro”.
Buon voto a tutti.
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