Il futuro di tutti…

Barbara e Umberto

Ieri abbiamo festeggiato i 18 anni di mio figlio Umberto e i 23 anni di mia figlia Barbara. Portano il nome dei nonni, i miei genitori. Come è tradizione. Questa mattina è partita Barbara. Andrà in Portogallo per sei mesi, con l’Erasmus. Confesso che ieri e oggi a stento ho trattenuto le lacrime. Ho visto scorrere gli anni. Ho rivisto gli amici (alcuni non ci sono più) quando parlavamo del futuro anni fa, animati dalla speranza di cambiare il mondo. E li ho rivisti negli occhi dei miei figli e dei loro amici. Credo che tutti, in Italia, dovremmo guardare e ascoltare di più questi ragazzi. Loro sono il futuro. Ma noi abbiamo cessato da tempo di pensare al futuro, come facevano i nostri genitori e i nostri nonni. Oggi guardiamo al futuro in termini strettamente individualistici. Pensiamo al nostro di futuro, non a quello di tutti, l’unico che può offrire uno sbocco anche ai nostri figli. Il futuro vero, infatti, consiste nel creare opportunità per tutti. Come fecero i nostri padri quando, stanchi di guerre, costruirono l’Europa che oggi consente, ad esempio, a mia figlia di andare a studiare fuori dal suo Paese. Una società muore quando pensa che ci si salva da soli, o peggio, contro gli altri. Se vogliamo davvero bene ai nostri figli pensiamo a tutti i ragazzi del mondo come se fossero i nostri figli. E forse salveremo anche noi stessi.

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